Pelle d’Uomo, una recensione

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La recensione di Pelle d’Uomo (Bao), di Hubert e Zazim: un racconto fiabesco su patriarcato e identità di genere.

di Francesca Torre

Bianca si sta per sposare con Giovanni e, come impongono i tempi, accetterà il matrimonio a scatola chiusa. Siamo in un Medioevo non meglio identificato, in un paese ideale. Una piccola comunità umana che rappresenta il mondo, dove uomini e donne vivono vite separate, il piacere sessuale è separato dai doveri coniugali e gli stereotipi si mescolano ai dogmi religiosi. Pelle d’Uomo di Hubert e Zanzim è il lascito dello sceneggiatore francese ai suoi lettori, e un piccolo capolavoro di forma e contenuto. Il fumetto, scritto dall’autore morto nel febbraio 2020, ha raccolto numerosi riconoscimenti in patria e arriva in Italia con BaoPublishing, nella traduzione di Francesco Savino. 


Indossare i panni dell’altro, esplorare identità. 

Per far fronte all’incognita del matrimonio, Bianca accoglie quella che è una segreta tradizione familiare, tramandata tra le donne del suo clan. C’è una Pelle d’Uomo che si indossa come un vestito, per provare in prima persona l'ebbrezza dell’altro punto di vista. Insomma, per camminare spavalda per strada, per accedere a quei luoghi preclusi alle donne, per parlare con gli altri uomini da pari. Bianca ha un certo timore, ma accetta. E così conosce Lorenzo, se stesso, che conosce Giovanni, il suo amore. 

Bella da donna, bello da uomo, Bianca/Lorenzo assapora il piacere dell’erotismo, ma anche della complicità, del potersi esprimere e della lotta, all’occorrenza. Vive una relazione clandestina passionale, eroica, struggente. Vive il potenziale dell’essere uomo in una società patriarcale, agendo là dove prima le era impossibile sui numerosi pregiudizi che colpiscono il suo genere “di nascita”. Bianca non disdegna la sua nuova condizione, anzi, gode dei suoi vantaggi - non solo sociali. Eppure mai volta le spalle alle sue simili, sperimentando in prima persona come il privilegio si basi su una sottile quanto inespugnabile apparenza. 

Pelle d’Uomo è un cammino tanto individuale, quello di Bianca/Lorenzo, quanto sociale, che permette a tutto il paese di raggiungere una certa parità. O, perlomeno, un equilibrio privato dove si possa vivere la propria sessualità senza essere messi alla gogna. Nel momento clou del Carnevale, dove ci si libera per pochi giorni del peso della morale cristiana, Lorenzo inizia una battaglia, una sorta di Pride ante litteram, che porterà a nuove conquiste e a nuovi simboli civili. 
Sono stata vaga, sì…

Perché in fondo non bisogna privare chi legge della scoperta della storia. Tuttavia, ci sono sicuramente diversi elementi che fanno di Pelle d’Uomo un fumetto importante, e che giustificano l’entusiasmo generale. Innanzitutto, Pelle d’Uomo non è solo un fumetto “giusto”, ma è anche un fumetto “bello”. Ovvero, Hubert ha il merito di un grande equilibrio tra forma e messaggio. La scrittura è talmente scorrevole e affascinante, i personaggi così ben delineati, le azioni così romantiche, temerarie, divertenti, che il fumetto ha un enorme valore al di là della straordinaria portata tematica. E questo non è né semplice né scontato. Zanzim, poi, accompagna Hubert con altrettanta grazia, usando il suo tratto sintetico, elegante, grottesco quando serve. Insomma Pelle d’Uomo è un fumetto disegnato da chi sa disegnare e scritto da chi sa scrivere. E apre la mente su alcuni temi estremamente importanti e attuali. E che, sicuramente, abbiamo bisogno che entrino a far parte della narrativa, dato che questo è il luogo delle grandi rivoluzioni del pensiero. 

Possiamo definire Pelle d’Uomo un racconto fiabesco su patriarcato e identità di genere. La protagonista usa un espediente esterno, fantastico (una pelle che si calza come un abito) per compiere una trasformazione interiore che a sua volta si riflette sull’esterno. Bianca compie una piccola rivoluzione, imparando a mettere in discussione i limiti imposti per il suo genere e aprendo i confini del femminile attraverso la fluidità. Siamo ancora in un’ottica binaria, dove il passaggio da una condizione A a una condizione B implica comunque un’identità polarizzata. Eppure,  è il risultato finale a celebrare la fluidità: non si tratta di copiare atteggiamenti, né di imporne altri. Si tratta di conquistare la diversificazione, verso il grande orizzonte che vede tante identità quante sono le persone, senza che ci si debba identificare in questo o in quel sottogruppo. Libertà, a ognuno secondo i propri bisogni…

Fumetto e identità

Il fumetto non è nuovo alla narrazione della non binarismo di genere, e - anzi - ne parla da decenni. La trasformazione dei corpi, l’uso di costumi per evidenziare e potenziare le proprie caratteristiche invisibili sono tipici del genere supereroistico. Basti pensare a Rebis della Doom Patrol di Grant Morrison, nato dall’unione di Larry Trainor con la dottoressa Eleanor Poole, e di un terzo essere a-gender fatto di pura energia. La complessità della sua identità fa di lui uno dei personaggi più misteriosi e profondi della squadra. Non per niente, anche Morrison ha fatto coming out come persona non binaria. Oppure pensiamo a Aerie, membro della Suicide Squad dichiaratamente non binario, la cui peculiarità supereroistica non risiede nella sua identità: è una persona non binaria con dei poteri, il che dice molto sulla normalizzazione di questo concetto e sulla diversificazione dei personaggi. Stimolando, tra l’altro, le case editrici a fare finalmente i conti con il linguaggio inclusivo. 

Ma torniamo a Bianca.

Fatta la dovuta digressione, occorre specificare che - sebbene Pelle d’Uomo ricordi per certi versi alcuni topoi della narrativa mainstream, parliamo di una bd d’autore, afferente al mercato dei graphic novel e non dei comics. Questo dettaglio in altri discorsi del tutto ininfluente fa capire, però, come si affronti la tematica con meno vincoli di chi deve fare i conti con un mercato (e un pubblico) più ampio e, spesso, tradizionalista. Dunque la metafora di Hubert è particolarmente potente, ma ha anche implicazioni molto carnali. Bianca non vive solo “socialmente” come un uomo, ma dell’uomo esplora corporeità e piacere, intrecciando un’appassionata relazione omoerotica. Non per niente la primissima esperienza maschile che ha, non appena indossa il costume, è un’eiaculazione. Quindi il suo non è solo un costume che copre, ma un costume che vive. Tornando ai parametri dei comics americani, più un Iron Man che uno Spider-Man, per intenderci. O, meglio ancora, una sorta di Venom, un simbionte che attraverso il “costume” influenza azioni e personalità di chi lo indossa. 

Attraverso il corpo maschile Bianca ottiene quasi tutto, anche la grande lezione che la porta a superare la tendenza all’assoluto propria dell’età adolescenziale. Difatti, la vittoria di Bianca sarà un compromesso, ma molto più civile e importante di un finale romantico. Sarà il rispetto della sessualità di Giovanni e la scoperta della propria. L’amore declinato in varie forme, anche come patto di amicizia e di protezione reciproca per vivere ognuno la propria vita, secondo il proprio orientamento. 

Il corpo delle donne, il corpo degli uomini. 

Un libro come Pelle d’Uomo si presta  una profonda riflessione sul corpo e su come l’identità dell’essere umano non dev’essere necessariamente vincolata all’apparenza. Un discorso in questo senso molto intelligente l’aveva fatto Hubert già in Bellezza, anche questo pubblicato in Italia da BaoPublishing. In questo caso la protagonista Baccalà, da essere la ragazza più brutta del mondo, diventa la più bella. O, meglio: per un incantesimo della fata Mag, sarà la percezione del mondo a cambiare, tanto che non può posarsi su di lei nessuno sguardo che non sia di passione immediata e di profonda ammirazione. Tuttavia, prima che Bellezza raggiunga la quiete, capirà che è l’intelligenza, l’altruismo, la cosiddetta “bellezza interiore” a garantire una vita felice. Altrimenti il suo corpo, così come sarebbe stato quello di Bianca se la ragazza non avesse usato anche la testa, sarebbe restato solo l’oggetto del piacere altrui. 

Volendo dunque inserire in un discorso attuale l’approccio di Hubert in Bellezza, possiamo parlare più di body neutrality che body positivity, perché semplicemente c’è una netta preponderanza sulla personalità sulla corporeità.

Nel caso di Pelle d’Uomo, invece, il corpo di Bianca e il corpo di Lorenzo hanno entrambi un’estetica esemplare, eroica, quasi divina. È il monstruum nella sua accezione latina: quella di essere straordinario, bello nel suo essere assolutamente non inquadrabile, fuori dagli schemi prestabiliti. Creatura in trasformazione, che raggiunge in una terza via (terza rispetto al binarismo), definitiva o transitoria, ciò che non era previsto

Una riflessione finale sull’autore. 

In conclusione si può affermare che Pelle d’Uomo affronta la tematica dell’identità di genere con intelligenza e sensibilità, che permette anche una certa ironia - mai sgradita quando non canzonatoria e giudicante. Hubert era un uomo cis, e la sua riflessione è stata in grado di abbracciare un discorso che a molte persone di ogni genere e identità sfugge di mano, almeno quando lo si deve trasmettere al prossimo. Anche qui, dunque, anche nella realizzazione del fumetto, il corpo naturale e l’esperienza che ne deriva non è stato un limite, così come per la protagonista, neanche per i suoi autori. È questione di intelligenza e di empatia, e anche di talento - per chi ci crede. 

Quindi Pelle d’Uomo insegna anche che non occorre avere un certo vissuto in prima persona per parlare di certe tematiche. Questa riflessione non vuole togliere voce a nessuno, anzi. Si tratta di non demandare un contenuto a un gruppo di artisti, e solo quelli, che vivono in prima persona il non binarismo e quindi per questo devono divulgare. I ghetti tematici e culturali portano tutti gli altri a sentirsi deresponsabilizzati, a disinteressarsi. È davvero questo, quello di cui abbiamo bisogno?