cari colleghi fumettisti
di Giorgio Trinchero. Fumettista, youtuber, operatore socio-sanitario.
Cosa fare se sei un fumettista italiano bianco etero cis e ti accorgi che anche nel tuo ambiente iniziano a venire fuori storie di molestie?
Cameron Stewart e Warren Ellis, due autori importanti del mercato del fumetto statunitense, sono stati recentemente accusati di comportamenti sessuali abusanti. Il primo è stato accusato di intraprendere relazioni con ragazze molto più giovani di lui. Rapporti che iniziavano come un’amicizia legata al comune interesse nei fumetti, per poi cercare di forzarla verso una relazione sessuale. L’emersione di questi fatti ha probabilmente reso possibile che si iniziasse a parlare pubblicamente del comportamento del secondo.
Warren Ellis, uno degli sceneggiatori statunitensi più importanti dalla fine degli anni ‘90, ha lavorato con Marvel, Image, Wildstorm e DC per la quale ha inventato Transmetropolitan, è stato accusato di avere avuto una lunga serie di rapporti abusanti nei confronti di sue compagne, alcune delle quali colleghe conosciute quando aspiravano a entrare nel mondo del fumetto. È stato pubblicato un sito che raccoglie le testimonianze di queste donne.
È già successo, e succederà in altri ambienti dell’industria culturale. Una serie di voci e indiscrezioni si concretizzano a un certo punto in una esplicita accusa di una donna verso un un uomo di successo che ha avuto comportamenti predatori e abusanti, forte del suo status sociale e professionale. Dopo di lei molte altre donne reiterano l’accusa raccontando di esperienze simili, e facendo emergere la natura sistematica della violenza. Spesso raccontano di fatti avvenuti quando erano molto più giovani dell’uomo di successo, e che il loro avvicinamento era dovuto a ragioni professionali. La risposta a queste accuse da parte di Ellis è molto simile a quella data due anni fa da Louis CK: chiede scusa, si affretta a dire che non c’è stato niente di illegale, e sostiene di non essersi reso conto della disparità di potere. Qui potete leggere la risposta di Warren Ellis. Che io sappia Cameron Stewart non ha rilasciato nessuna dichiarazione.
Cameron Stewart ha visto chiudersi quasi immediatamente le collaborazioni che aveva in corso, o in uscita. A Warren Ellis la DC ha bloccato una delle due pubblicazioni previste per Agosto. A queste due storie si lega un rinnovato interesse per una ben circostanziata accusa di molestia a Charles Brownstein, direttore esecutivo del Comic Book Legal Defense Fund, un’organizzazione che si occupa di proteggere gli interessi legali degli autori di fumetti negli Stati Uniti. L’accusa risale al 2006, ma solo recentemente, su pressione di diversi autori tra cui Brian Michael Bendis, finalmente Browstein si è dimesso dalla sua carica. Altre accuse di molestie e stalking sono state fatte a Brendan Wright e Scott Allie, entrambi ex editor della Dark Horse, e allo sceneggiatore Jason Latour.
Quando si incrina la diga di omertà che protegge e normalizza questo tipo di comportamenti è consueto che la pressione faccia straripare altre storie. Quelli che erano pettegolezzi raccontati a mezza voce tra gli addetti ai lavori, e avvertimenti privati delle prime vittime alle nuove arrivate, diventano, finalmente, argomento pubblico.
In Italia, nel mondo del fumetto così come in tutti gli altri ambienti, credo sia facile ipotizzare che si ripetano le stesse dinamiche. Non so se e quando sarà possibile un discorso pubblico su queste dinamiche. La sensazione è che manchino le parole giuste per definire quello di cui vengono accusati questi autori. In questo caso l’accumulo di fatti registrati nei confronti di Ellis e Cameron viene definito dalla stampa anglofona a sexual misconduct, un comportamento disdicevole, non propriamente illegale, che comprende una relazione di carattere sessuale/affettiva i cui i rapporti di forza sono evidentemente sbilanciati.
Chi segue e ammira questi autori (principalmente maschi etero cis) può avere vari tipi di reazioni. Dal non credere alle accuse, considerarle esagerazioni di ragazzine un po’ troppo emotive, al credere a tutto ma affrettarsi a separare l’Opera dall’Uomo, per poter continuare a leggere le proprio storie preferite senza neanche un’ombra di inquietudine. Forse la reazione peggiore di tutte è di chi giustifica la relazione abusante come uno scambio di favori. Sesso in cambio di opportunità lavorative: c’hanno guadagnato, e ora si pentono.
C’è poi chi crede alle accuse, e deluso e amareggiato dal comportamento di qualcuno che magari considerava un’ispirazione, si trova costretto a rivedere profondamente il giudizio su quella persona, sull’opera e su se stesso.
Per mia fortuna non ho mai letto niente di Cameron Stewart e le pochissime cose che avevo letto di Ellis non mi avevano entusiasmato, ma mi sento comunque coinvolto. Faccio parte dell’ambiente del fumetto italiano da ormai 15 anni, ho frequentato una scuola dedicata, girato per tutte le fiere del settore, cenato con autori, editori e appassionati, addirittura scritto qualche sceneggiatura e fatto l’editor per un paio di realtà indipendenti: prima Double Shot e fino a un paio di anni fa Mammaiuto.
Sono bianco, etero e cis, e sono sempre sembrato più vecchio di quello che sono.
A tutti gli autori e addetti ai lavori capita di conoscere esordienti determinati, che cercano consigli, approvazione e insegnamenti e magari un modo per accedere al mondo dell’editoria. Ho presente la dinamica perché basta essere editor di piccolissime realtà editoriali, come sono stato io, per trovarsi a visionare portfolio, valutare progetti e conoscere moltissimi aspiranti fumettisti alle fiere. Immagino che essere personalità internazionali moltiplichi queste occasioni di diversi ordini di grandezza. Questo rende la parte delle scuse di Ellis nella quale dice di non aver mai saputo di essere importante, molto offensiva per la sua e la nostra intelligenza. Credo che questi casi, gravi e seriali, possano manifestarsi e agire per così tanto tempo proprio grazie a un contesto che non sia in grado di riconoscere i comportamenti abusanti, e nel quale si tende anzi a normalizzarli. Dobbiamo imparare a notare i sintomi e gli schemi che possono portare a queste derive, e credo che per farlo il primo passo sia iniziare a riconoscere e mettere in discussione i propri comportamenti.
Vorrei parlare direttamente ai colleghi maschi etero cis in cima alla catena editoriale e non solo e chiedere loro di fare una revisione di come vivono le relazioni. Facciamola insieme.
È possibile, per quanto improbabile, che non vi rendiate davvero conto del vostro potere all’interno dell’ambiente. Questo vi rende degli egotici autocentrati privi di empatia? Sì, ma del resto questo si capisce anche dai fumetti che fate. Sto scherzando, sto scherzando! Torniamo seri.
Proviamo a contare le relazioni che abbiamo avuto, quante di queste sono finite in maniera problematica (senza nessun chiarimento, o con litigate violente, stalking etc.), quante erano con donne molto più giovani, quante con donne che stavano iniziando una carriera nel nostro campo? Quanto siamo stati onesti con loro riguardo ai nostri desideri e bisogni? Se troviamo una certa ricorrenza, proviamo a cambiare qualcosa. Non c’è sesso che tenga, e poi diciamoci la verità, il sesso non c’entra niente con questo tipo di comportamenti. Quello che ci motiva è il continuo bisogno di avere conferme della nostra identità maschile.
Questa insicurezza, questa fragilità che contraddistingue i maschi è uno dei motivi per cui in una relazione con un* aspirante fumettista è molto più importante la sua ammirazione incondizionata dell’eventuale pessimo o meno sesso che potrebbe scaturirne. Il fulcro della questione per me non è il sesso ma la manipolazione. La conferma di avere il potere di prendere quello che la società e le pubblicità ci dicono che vogliamo prendere: giovani donne avvenenti.
Ecco, amici autori di fumetti, fermiamoci un attimo.
Valutiamo la qualità delle nostre relazioni, la quantità, prendiamoci un po’ di tempo per essere sicuri che ci piacciano le persone con cui facciamo o cerchiamo di fare sesso. Lo facciamo per noi, per il momento in cui succede, per godere della condivisione di intimità? O lo facciamo per poter ammutolire per un attimo la voce che continuamente ci ricorda che non siamo belli, non siamo forti, non siamo simpatici, abbiamo la voce troppo acuta, non sappiamo giocare a calcio, non ci piace guidare, o una delle mille altre assurdità che l’appartenenza a un genere ci impone di esaudire.
E facciamo molta attenzione, perché tra le caratteristiche che siamo chiamati a onorare in quanto maschi la violenza è tra le più importanti e non serve fare a schiaffi: la violenza è strutturale nei rapporti di potere sbilanciati e nel consenso ottenuto con inganno, ricatti emotivi e minacce implicite.
Se in questo momento abbiamo quattro chat aperte con potenziali partner che ammirano il nostro lavoro, prendiamoci una pausa. Fermiamoci un attimo, resistiamo alla bulimia egomaniaca che divora emotività senza trarne alcun nutrimento, e chiediamo aiuto.
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